sabato 21 giugno 2008

TIVOLI: lo scandalo delle Terme

Il comune ci perde, il socio privato invece ci guadagna Doveri o favori ? 155mila euro “abbonati” a Terranova Il residence rimasto miracolosamente fuori dalle subsidenze L’area del figliolo ritagliata alla perfezione sfugge ai nuovi vincoli regionali L’unico terreno baciato dalla fortuna TAGLIATA con la squadra alla perfezione, la piantina sbarcò da queste parti nel gennaio del 2007. Confini, bolle e qualche angolo netto per disegnare e dividere i terreni in subsidenza catastrofica da quelli considerati sani. La perimetrazione dell’area colpita dal dissesto portò polemiche a non finire per le “particolarità” della mappa. D’altronde ricaderci dentro o meno, non era un affare di poco conto, le conseguenze si leggevano in una sfilza di vincoli a pioggia in diversi e strategici settori. Gestito in quel della Capitale del Regione, Protezione civile e Ceri, l’atto s’è reso necessario per porre in essere misure utili a frenare l’abbassamento della falda, gli scossoni del movimento sotterraneo che in superficie mettevano a rischio case e famiglie in ben due città, Tivoli e Guidonia. In attesa di predisporre gli artefici tecnici progettati quindi, il conclave della Capitale decise di tamponare una situazione annunciata sull’orlo del precipizio in termini di sicurezza, adottando provvedimenti concreti. Toccava correre ai ripari, riducendo in sostanza la captazione dell’acqua di cave, Terme e pure dei pozzi privati. Per andare avanti, la mossa preliminare doveva essere allora la perimetrazione dell’area. Una cartina che già nella forma provvisoria, fece il giro delle quattro chiese costando il disappunto di alcuni e la soddisfazione di altri. Furono sfornate subito le ordinanze dai rispettivi sindaci su dikat del Maurizio Pucci, direttore della Protezione civile regionale, delegato all’emergenza. L’ultima interessò, la numero 11 del 18 gennaio 2007, lo stop al prelievo di acqua da parte dei pozzo privati, agricoli e industriali. Per le attività estrattive e le Terme, un meno 30% degli emungimenti. Mentre le aziende dei cavatori gridavano allo scandalo per il settore messo in ginocchio dalle limitazioni, la politica si interessava a quei confini tacciati dalla perimetrazione: in sindaco di Guidonia Filippo Lippiello su tutte le furie, gran parte della zona a rischio subsidenza non solo era di Guidonia, ma comprendeva tutte le cave e così l’attento lettore del Palazzo puntava il dito su qualche generosa stranezza di troppo compiuta invece in territorio tiburtino. E’ in effetti il caso della “rientranza”, il “rettangolo” delle meraviglie fu impossibile da ignorare per molti, a cominciare da Tivoli. Via Tiburtina, nei pressi del parcheggio del centro commerciale Le Palme. La subsidenza, con moto improvviso, grazia dal movimento della falda un rettangolo preciso: terreni edificabili destinati a diventare un complesso residenziale con due ditte protagoniste, riferibili nella maggioranza del pacchetto azionario alla Fincres spa, oltre ad avere un Terranova ( Stefano ) con ruoli chiave, presidente del cda in una,procuratore nell’altra. La questione divenne grimaldello degli strali politici in casa dell’allora primo cittadino diessino Marco Vincenzi, il suo oppositore ( che dopo un anno cercherà di diventare sindaco senza riuscirci ) Andrea Napoleoni, fece capire chiaramente che l’ormai nota piantina era stata disegnata dalla mano della politica, più che da quella tecnica. E scientifica. Serpeggiavano domande all’apparenza banali: come fa un fenomeno di dissesto ideologico, diffuso su larga scala, a evitare con tanta geometrica precisione quei lotti di terra?
Le ulteriori stranezze delle Terme private La faccenda è, dall’inizio, colma di singolari circostanze che si dipanano su vari piani. Il 2 agosto 2007 per esempio, la giunta municipale approva una delibera con la quale “sconta” al socio privato Terranova 155.000 mila euro sul canone di sub concessione dell’acqua sulfurea per il quadriennio 2002-2006. E ancora, Terranova, nel gennaio 2008, lamenta a mezzo stampa chi i parametri chimico fisici e microbiologici dell’acqua termale siano compromessi dal fattore ambientale che ne metterebbe a rischio l’utilizzo per scopi curativi, il chiacchiericcio si fa sempre più insistente, esso punta l’indice su qualcuno che da qualche parte si sarebbe subito attivato per adeguare i parametri generali delle acque con caratteristiche termali a quelli “particolari” delle sorgenti tiburtine soggette a un deterioramento della falda, incredibile ma vero. Poi, c’è la faccenda del nuovo complesso residenziale destinato ad un turismo stanziale, che alcune società riconducibili a Terranova junior, Stefano, stanno realizzando su di un’ area rimasta miracolosamente fuori dai vincoli delle subsidenze, veri vincoli di inedificabilità per gli iter regionali, salvo significativa eccezioni.
Faccenda subsidenze La subsidenza tiburtina è un “fenomeno innaturale derivante dalla mano dell’uomo”, certificava il geologo Nolasco, il tecnico regionale incaricato nel 2005 dalla Pisana di stilare una perizia super partes. La subsidenza tiburtina consiste in un abbassamento inesorabile della falda che trascina con sé tutto quello che c’è sopra, interi quartieri, risultato: 1000 famiglie con le case lesionate tra Tivoli Terme e Villalba di Guidonia. Tanti gli studi di parte che negli anni hanno sostenuto che tale abbassamento è fenomeno geologico, e quindi naturale, il Governo, nel 2007, su quei responsi, riconobbe lo stato di emergenza, la Regione, nel 2006, quello di calamità naturale, dimenticandosi di Nolasco che aveva centrato nella mano dell’uomo la responsabilità. In cave e Terme, che pompano l’acqua oltre i trenta metri di profondità per le rispettive attività imprenditoriali, determinando un movimento meccanico continuativo che porta all’abbassamento della falda. Nel gennaio 2007, la Regione, allertata dai Vigili del Fuoco e Protezione Civile di probabili crolli di alcuni stabili, si vede costretta ad emettere un’ordinanza di stop all’uso di mezzi meccanici per la captazione delle acque. Dopo qualche mese, però, le Terme e Bartolomeo Terranova ottengono una deroga, motivazione? L’acqua per approviggionare le piscine non sale più naturalmente, quindi, l’unico modo per salvare la stagione ( e i posti di lavoro ) è la captazione artificiale, qualche santo in Regione fa ovviamente il resto. Le cave in teoria, sarebbero ancora soggette all’interdizione, anche se i controlli scarni, causa carenza personale, non danno certezze. Fino all’ordinanza, estrarre oltre i trenta metri era una prassi di categoria, tutta l’acqua di troppo che si incontrava, veniva incanalata e smaltita nell’Aniene.
A.P.

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