“I morti sono tutti uguali”. Quante volte avete sentito ripetere questa frase? Sicuramente moltissime. Ora però vi diciamo una cosa: non è vero che i morti sono tutti uguali. O almeno questa è la morale che ci consegna la Storia della nostra Italia durante i famigerati “Anni di Piombo” , cioè quel periodo in cui per le differenze politiche ci si ammazzava per le vie delle strade. Spesso. Troppo spesso. E ancor più spesso, le vittime di questo scempio erano dimenticate per strada (letteralmente), inghiottite nei vortici della memoria, diventando ombre senza nome, lasciando solo ai loro parenti, ai loro amici, il compito grave di ricordarli. Ricordarli pubblicamente era scomodo, la paura del “diverso” era troppo forte, non si poteva rischiare di farli diventare dei martiri. E allora giù il sipario. Su ragazzi morti nel fiore dei loro anni, uccisi dall’odio prima ancora che dalle pallottole o dalle molotov. La loro colpa? Essere di Destra. Credere in un ideale diverso da quello che imperava in quegli anni. Vittime di una guerra senza vinti né vincitori, e poi ingoiati dall’oblio della Storia.
Il libro di Luca Telese riporta a galla la verità, considerata finora “scomoda”, di quegli anni, dà un volto a quelle vittime e ai loro carnefici, basando però la propria narrazione non su di un punto di vista ideologico, ma su documenti giudiziari e sulle testimonianze di chi, quegli anni, li ha vissuti sulle proprie spalle. La sua è una ricostruzione a 360° di quel ventennio (’70-’80) che molti di noi non hanno vissuto (o erano troppo piccoli per ricordare) e sul quale pertanto è difficile farsi un’idea precisa. Consigliamo il libro proprio per questo motivo a tutti i giovani che vogliano avere un resoconto dettagliato, una visione globale di ciò che investì l’Italia dei nostri padri e delle nostre madri durante quei tempi difficili e spietati.
Mauro Fantera
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