lunedì 21 luglio 2008

Quando il sociale diventa commerciale

L’avete mai visto un operaio girare in Mercedes? Io no, però ho visto gente che si definisce “operaia” farlo. Evidentemente c’è chi non si fa scrupoli a definirsi difensore dei più deboli dall’alto dei miliardi del papà, che si diverte a giocare a fare il rivoluzionario con gli amichetti e poi balzare in sella alla sua moto da 20.000 euro per andare a ballare nelle discoteche più in voga. Che per farsi bello con le amichette disquisisce dottamente di sollevazione delle masse, di apertura delle frontiere, di lotta alla borghesia; peccato che tutto questo stoni non poco col fatto che questa gente non abbia mai alzato un chiodo in vita sua. Bello fare il rivoluzionario dalle 9 alle 17, e poi di corsa in camera a sentire Jovanotti con l’ultimo mp3 e a vedere i documentari sul Terzo Mondo sul televisore al plasma da 50 pollici.

Sono gli stessi che rivendicano il diritto a “studiare con lentezza” (motto dei collettivi di Lettere della Sapienza), come se la laurea debba essere un diritto naturale, non un attestato di merito ma un qualcosa che bisogna dare a tutti,anche agli incapaci. Sono quelli che hanno imparato molto dal ‘68, e cioè che invece di studiare, di imparare e di impegnarsi, nella vita conviene cercare di alzare la voce, inventarsi proteste tutti i giorni, meglio se su cose che non si conoscono o di cui non interessa niente, perché così facendo riceveremo un bel posto sicuro, che ci verrà dato per farci smettere di sbraitare, anche se siamo dei perdenti ed ignoranti, almeno ci avranno trovato qualcosa da fare, e così si potrà smettere di parlare di cose di cui tanto poi, in fondo, non ci importava davvero un bel niente. E la meritocrazia dov’è in tutto ciò? Avete indovinato: non ce n’è nemmeno un po’.

E sono anche gli stessi che hanno impedito, in nome della libertà di pensiero, al Papa di esprimere il suo pensiero, a studenti e professori, il Papa che è il massimo esponente della religione largamente più diffusa in Italia, nonché illustre filosofo e teologo. E sono anche gli stessi che hanno sequestrato il preside di Lettere perché aveva autorizzato – che fascista!- un convegno sulle foibe, tragedia nazionale, dopo averne autorizzati, negli anni precedenti, decine e decine sulla Cuba di Castro e la Cina di Mao, due delle più tragiche tirannie che la storia umana ricordi, e che durano tutt’oggi.

Ma Cuba e la Cina vanno di moda fra le giovani “zecche”, come vanno di moda le magliette del Che, gli abiti da zingaro ma firmati dalle grandi griffe, i cappelli rasta pagati 100 euro dal parrucchiere. Va di moda far finta di difendere la classe operaia: peccato per loro che quella stessa classe operaia abbia capito la farsa, e che stavolta abbia votato per noi.

Mauro Fantera

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Mauro,
mi piace il vostro blog, per quel poco che ho visto fino ad ora.
Vi seguirò.
Spero di trovarvi spunto per elaborare nuovi argomenti da trattare anche nel mio blog.
Un caro saluto,
Moreno

Anonimo ha detto...

Ciao Moreno,
qual è il tuo blog?

Pachelbel