lunedì 21 luglio 2008

L'università ha smesso di insegnare?

Le nostre università sono piene di studenti e giovani matricole che iniziano e vivono una tra le più entusiasmanti delle avventure. Tutto è programmato, tutto è già deciso e, ancora prima del primo esame, si calcola già l’ipotetico voto di laurea…ancora inconsapevoli di ciò che ci aspetterà. 

Generalmente si inizia dalla scelta della facoltà, che ovviamente, ci impone di pensare concretamente al nostro futuro. Ciò che diventeremo, ciò che costruiremo, come occuperemo il nostro piccolo spazio nella società, dipenderà da quale formazione otterremo. Giurisprudenza, medicina, psicologia, ingegneria, tutte possibilità che ci vengono offerte per delineare il nostro destino. Il secondo passo sta nella scelta dell’università in quanto istituzione che, fin dal XII secolo, ha formato le menti più grandi del paese. Ma lo studio che ci aspetta non è un solo immagazzinare nozioni al fine di accaparrarsi un voto, ma studiare all’università è concentrare tutte le risorse personali nel cogliere e assimilare dati, rapporti e tecniche che ci condurranno alla padronanza di problematiche di svariato tipo. Lo studio universitario è un lavoro intellettuale serio e produttivo che, in diverse situazioni, ci aiuta a vagliare le possibilità, a discutere di argomenti globali ed a non metterci nell’angolo. Ciò che maggiormente un’università del calibro della “La Sapienza” di Roma, ad esempio, dovrebbe offrire è soprattutto una chiara proposta culturale, un progetto istituzionale e strategico, un alto livello accademico, un convinto lavoro interdisciplinare, una spiccata capacità di ricerca, una attenta estensione sociale; dovrebbe offrire una competente riflessione sul piano filosofico, morale, pedagogico, teologico, giuridico, umanistico e comunicativo; attuare priorità chiare di orientamento e approfondire l’originalità del proprio carisma, della propria missione, essere sempre aperta a nuove sfide e prospettive. Ovviamente, mai o quasi mai, è quello che ci viene offerto. Infatti gli scandali, oramai, nelle nostre università romane, sono all’ordine del giorno. 

C’è da rimanerci schifati da tutto ciò che accade tra le file di un’aula magna. Bisogna anche dire che, non si rimane più scioccati se un professore si fa scortare fino alla cattedra, che per lui è un trono, da studentesse pronte a qualsiasi cosa pur di superare un esame; e perché no, quanti scandali di “bustarelle” coronano la fama di queste università, tanto prestigiose ma anche tanto false. Concorsi di ammissione truccati, studenti sempre più raccomandati, professori sempre più corrotti…ma il buon senso esiste ancora? Diciamo che ciò che realmente esiste è la figura del professore che, di fronte a te, si vanta di conoscere quelle quattro cose che, per nostra sfortuna, ne fanno la sua professione. Li vediamo li, così presi dalla loro vita e carriera che non si degnano neanche di presentarsi ad un appello e ovviamente, non avvertono neppure. Certamente, e per fortuna, non è sempre così, altrimenti come potremmo fidarci di quegli avvocati, di quei medici che si sono laureati grazie alle “bustarelle”? Il buon senso non regna nella grandezza di eventi che, ora come ora, hanno preso il sopravvento. Per questo bisognerebbe fargli capire che, l’essere uno studente universitario non è essere uno sfigato perché costretto a studiare per trovare uno schifo di lavoro; l’essere uno studente universitario rappresenta quel gruppo di persone che sono in grado di studiare per una vita un argomento senza mai stancarsi; sono quelle persone che non si intimoriscono davanti ad un libro, che sanno affrontare con più ragionevolezza le proprie esperienze perché anno studiato la storia di grandi personaggi vissuti prima di loro. Infine è importante capire che non lo si fa solo per il foglio di carta, che spesso può arrivare dopo molti, moltissimi anni, ma perché l’essere studente universitario è fondamentalmente uno stile di vita, un modo di essere differente dagli  altri, perché deve essere nel nostro spirito la voglia di vivere questa esperienza che segnerà a vita la nostra esistenza. Per mia fortuna, la mia personale esperienza universitaria, non rientra in quei scandali prima menzionati, ma c’è da renderci conto che sono migliaia gli studenti che ogni giorno fanno i conti con disonestà e tradimenti, falsità e corruzione e che di solito non hanno la possibilità di combattere. 

Simona Franchi

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